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Musulmani e Cittadini d’Europa

di Enrico Casale

Che cosa ci fanno 1.500 musulmani in un teatro, una domenica di aprile a Milano? Non si tratta di una manifestazione e non è neppure una riunione religiosa in strada. Tra questi 1.500 musulmani ci sono professori, impiegati, operai, ma anche mamme, bambini. Si sono dati appuntamento ieri al Teatro Dal Verme, a due passi dal Castello Sforzesco, per discutere di diritti e doveri di un musulmano in Europa, ma anche di cittadinanza e di dialogo con le altre fedi.

A promuovere l’iniziativa è Partecipazione e spiritualità musulmana, un network di associazioni musulmane che lavora a livello europeo per promuovere l’inclusione e la partecipazione sociale degli islamici e i valori di pace e dialogo proclamati dal Corano. Un’iniziativa che si ripete per il terzo anno consecutivo, per la prima volta a Milano. Spiegano gli organizzatori: «Abbiamo scelto Milano perché quest’anno la metropoli lombarda, grazie all’Expo, sarà la capitale del mondo. Qui affluiranno persone da ogni paese. E tra esse musulmani. Con questa iniziativa vogliamo mostrare il volto autentico dell’islam. Quel volto pulito e pacifico così lontano dall’immagine violenta e intransigente che sempre più spesso siamo costretti a vedere in televisione e a leggere sui giornali».

E, infatti, nel foyer e nella sala del teatro si incontrano persone cordiali, sorridenti. Le donne sono in maggioranza velate, ma i loro foulard sono colorati e allegri. Le ragazze vestono alla moda come le loro coetanee. Gli uomini (nessuna barba lunga e zuccotti) sono più compassati. Dai loro sguardi e dal loro modo di fare si capisce che sono lavoratori che hanno dedicato una parte del loro tempo libero per cercare di capire quale può essere il loro futuro nel paese e nel continente che li ha ospitati. Si sente parlare arabo, ma ancora di più italiano. All’ingresso vengono distribuite le cuffie per la traduzione simultanea (molti oratori non parlano italiano). A fare la coda anche tanti ragazzi di seconda generazione che ormai non parlano più la lingua dei padri.

«Venticinque anni fa – spiega Stefano Allievi, sociologo, direttore del master “Islam in Europa” dell’Università di Padova – un incontro di questo tipo sarebbe stato impensabile. Allora probabilmente avrebbero partecipato solo uomini di mezza età che non parlavano italiano e appartenevano tutti a una stessa nazionalità. Oggi qui ci sono uomini, donne, bambini di tante nazionalità diverse, ma che si dichiarano tutti italiani. Questo dimostra che l’islam negli anni è cambiato. I musulmani hanno capito che qui in Europa non rappresentano la fede maggioritaria e che devono fare i conti con altre fedi e altre culture. Lo stesso islam è plurale all’interno. Oggi le moschee sono frequentate da persone provenienti da paesi diversi. La teologia islamica europea ha iniziato a fare i conti con i concetti di libertà e pluralismo e sta assumendo un ruolo sempre più autonomo e autorevole nella Umma islamica».

Nodi
Certo continuano a rimanere molti problemi: i musulmani rivendicano la libertà di culto in Europa, ma non si battono per la libertà di culto nei paesi d’origine; il diritto alla conversione è ancora salutato benevolmente quando la persona si converte all’islam, ma non viceversa; non c’è intesa fra le varie componenti islamiche e così non è possibile stipulare intese con gli stati (in particolare in Italia); all’interno delle comunità non c’è un controllo ferreo nei confronti dei fanatici. «Da più di trent’anni – osserva Ismahane Chouder, segretaria della Commissione francese islam e laicità – è in atto una guerra tra i musulmani e il resto del mondo. Come islamici noi dobbiamo ribadire che non siamo musulmani “contro” gli altri, ma “con” gli altri. La spiritualità islamica è densa di umanità. Ed è in base a questa umanità che noi musulmani dobbiamo lottare per i diritti umani e per una pacifica convivenza».

Una lotta che deve comprendere anche un impegno serrato contro l’islamofobia. Continua Chouder: «Nei nostri paesi si sta diffondendo sempre di più questa forma di razzismo I musulmani possono essere criticati, ma non possiamo tollerare continui attacchi pregiudiziali alla nostra fede e alla nostra cultura. E purtroppo questi attacchi non vengono solo dai partiti, ma spesso anche dalle istituzioni. Basti pensare alle leggi contro al velo approvate dallo stato francese, senza che ce ne fosse una reale esigenza e senza che fossero i cittadini francesi a chiederlo».

Ma come è possibile sconfiggere questa diffidenza nei confronti dell’islam? «Dobbiamo mettere da parte il vittimismo che ci ha caratterizzato finora – conclude Abderrauf El Ouazzani, presidente dell’ong belga Afd – e dobbiamo impegnarci. Siamo ormai una parte importante dell’Europa e dobbiamo lavorare alla sua costruzione impegnandoci nella società civile e nella politica».

Un impegno che, per i musulmani italiani, parte dal Milano e da questo convegno di una domenica di aprile.

Fonte: http://www.nigrizia.it/notizia/musulmani-e-cittadini-deuropa/notizie

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