A Cuneo cristiani e musulmani dialogano su “La Ricchezza nelle differenze”
Il 16 gennaio scorso si è tenuta a Cuneo la celebrazione della XIV Giornata del dialogo cristiano islamico, sul tema “La ricchezza nelle differenze”. L’iniziativa è stata promossa da una rete di gruppi e associazioni impegnati da anni sul fronte del dialogo quotidiano tra i fedeli delle diversi religioni del cuneese: il Centro di cultura islamica di Cuneo, il movimento dei Focolari, l’associazione Orizzonti di pace, la Scuola di Pace di Boves e i Giovani PSM (Partecipazione e Spiritualità Musulmana) di Cuneo.
Ospiti della giornata Davide Piccardo, del CAIM e Michele Zanzucchi, direttore di Città Nuova, alla Giornata è intervenuto anche il vescovo di Cuneo, monsignor Piero Delbosco oltre a vari esponenti della società civile e delle istituzioni cuneesi, presente anche AbdelAziz Farouki della direzione nazionale PSM.
La giornata è stata suddivisa in tre parti: nella mattinata i due ospiti hanno animato due assemblee scolastiche in due licei cuneesi sui temi del pluralismo e della convivenza; nel pomeriggio sono stati svolte varie attività promosse dai giovani musulmani e cristiani di Cuneo: laboratori su diversi temi, un dibattito con i due relatori sulla percezione delle notizie trasmesse dai mass media e un momento convivialità tra i partecipanti. La serata ha visto un dibattito aperto molto partecipato (circa 300 persone) con i due relatori protagonisti della Giornata sul tema dell’accoglienza e della convivenza reciproca.
Riportiamo qui un editoriale scritto da Michele Zanzucchi su Città Nuova che prende ispirazione da questo evento: “Perché non facciamo come a Cuneo?”
Ho partecipato sabato scorso, a Cuneo, a una manifestazione per la celebrazione della XIV Giornata del dialogo islamo-cristiano. Un programma intenso che prevedeva una mattinata di interventi nelle scuole (in tandem credo efficace con il musulmano Davide Piccardo, coordinatore del Caim); un pomeriggio coi giovani cristiani e musulmani della città intenti a spiegare alla cittadinanza le differenze e le convergenze tra le due religioni e a discutere di media e religioni, di islamofobia e di violenza in tv; e una serata di incontro aperto con la cittadinanza dal titolo “La ricchezza nelle differenze”, moderato da Enrica Giordano, della Scuola di pace di Boves. 500 persone affollavano la palestra del Centro dei tommasini, dei gesuiti, che funziona da anni come sala di preghiera per i musulmani di Cuneo, che proprio in questi giorni stanno aprendo il loro primo Centro di cultura islamica nella città. Organizzatori principali, l’Associazione Orizzonti di pace, ilMovimento dei Focolari e la comunità islamica.
La conoscenza coi musulmani locali, rilassati e rispettosi, decisi nella loro fede ma nel contempo non invasivi, mi ha svelato quello che mai nessuno ha definito “Modello Cuneo”, ma che mi sembra ben più efficace dei vari modelli di integrazione che vanno per la maggiore. Il “Modello Parigi” (puoi diventare presidente della Reopubblica, come è successo a Sarkozy, anche alla seconda generazione, basta che sposi in toto la cultura francese) e il “Modello Londra” (conserva pure la tua cultura e le sue regole, ma esercitale solo in quartieri ben precisi, con la conseguenza della creazione di tanti Londonistan) sono sostanzialmente falliti, come dimostrano gli attentati del 13 dicembre a Parigi compiuti sostanzialmente da cittadini europei e la grande difficoltà di contenimento delle minoranze patita in Inghilterra. Il “Modello Colonia” (più pragmatico, basato sul rispetto della legge locale e sul rifiuto di creare quartieri-ghetto), sembrava avere maggior successo, ma lo shock dell’ondata migratoria recente lo sta mettendo in discussione, come testimoniano i fatti della notte di Capodanno.
A Cuneo e provincia l’integrazione sta funzionando meglio sia per i numeri più ridotti, sia per la necessità di trovare lavoratori per mestieri non più svolti dagli italiani, sia in fabbrica che in campagna, sia per la presenza di un abitato molto diffuso su ampi spazi, cioè non concentrato eccessivamente in nuclei urbani poco umani. Ma il principale motivo del “Modello Cuneo” sta, secondo me, nella gente, amichevole, aperta e assai “cattolica”, nel senso di universale, senza preconcetti e accogliente. Chissà, forse è un modello esportabile…
Qui un articolo della Stampa: Il vescovo Delbosco all’incontro tra cristiani e musulmani: “Veniamo tutti dalla stessa radice”