I diritti umani e il diritto alla conoscenza del Creatore
Said Ait El Jide [imam e guida religiosa]
Il 10 dicembre il mondo celebra l’anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani promulgata dall’Organizzazione delle Nazioni Unite nel 1948, all’indomani della seconda guerra mondiale, all’indomani degli immani e indicibili crimini perpetrati contro la vita dell’uomo e la sua dignità. L’uomo questo essere onorato da Dio e dotato di piena dignità, e a cui Iddio ha affidato la terra e le sue risorse, facendo di lui un vicario sulla terra come affermato nel sublime Corano. “E quando il tuo Signore annunciò agli angeli, Io porrò sulla terra un vicario.”
Il nostro movente come credenti al rispetto, alla promozione e alla difesa di questi diritti umani è un movente sublime, trascendente. Ogni religiosità che non abbia come sostanza la compassione verso le creature, e come scopo la bontà e la giustizia verso il creato, è una religiosità monca, incompiuta.
Disse l’Altissimo nel sublime Corano: “Invero abbiamo dotato di dignità i figli di Adamo.” E il Profeta, pace su di lui, nel discorso del pellegrinaggio d’addio, che rappresenta il testamento finale della sua missione, disse parlando ai suoi compagni e a tutti gli uomini e le donne dopo di loro: “Il vostro sangue, i vostri beni, il vostro onore è sacro come è sacro questo giorno, questo mese e questo luogo.”
Il Profeta, pace su di lui, inoltre riconobbe la validità nell’islam di un patto a cui egli aveva preso parte prima dell’islam, un patto, chiamato al-fudul (le buone virtù) finalizzato a difendere lo straniero e l’oppresso.
La frase pronunciata da Umar ibn Al-khattab, secondo successore alla guida della Comunità musulmana dopo il Profeta, risuona ancora nelle orecchie di ogni tiranno e despota, disse egli: “Chi vi ha permesso di asservire le persone quando invece le loro madri le hanno partorite libere?!”
Pertanto possiamo affermare che nella nostra fede, la dignità, la giustizia, la libertà umana sono le nobili e sublimi finalità da perseguire sulla terra, esse rappresentano il frutto pregiato di una sana religiosità e spiritualità. Essi non sono la concessione di un sovrano, o la decisione emanata da un’autorità o da un’organizzazione, ma sono diritti inalienabili in quanto affermate da Dio Altissimo, non possono essere perciò cancellati, sospesi o violati.
A partire dal versetto coranico che dice: “E collaborate per il bene e la devozione.” Come musulmani dobbiamo essere pronti a tendere la nostra mano a tutte le persone di buona volontà per promuovere la dignità umana ovunque e per chiunque nel mondo.
“Vi tendiamo la mano, anime sorelle nell’umanità, qualunque sia la vostra fede purché sia la compassione umana e l’amore per gli uomini ad animare i vostri cuori e le vostre azioni. Siamo e saremo disposti sempre, forti e fiduciosi nella misericordia di Dio, a tendere la mano agli uomini e alle donne di buona volontà e di nobile disposizione. Lo siamo al fine di concludere un patto di non aggressione all’uomo e alla sua dignità, un patto di universale bontà per l’uomo e per il suo habitat, un patto per una bontà attiva, militante, generosa. Lo siamo per bandire l’esclusione, l’odio razziale, il disprezzo per le creature di Dio, e la violenza contro l’uomo e l’ambiente in cui vive.” (1)
Imam Abdessalam Yassine, Islam e modernità, Edizioni Il Messaggio, p. 235
Infine non possiamo non ricordare che nella visione islamica l’uomo non è limitato a questa vita terrena, che pur importante non è la sua dimora finale. In quanto musulmani siamo invitato a portare all’uomo l’annuncio divino, far sapere all’uomo che egli non è soltanto un animale, ma è anche e soprattuto portatore di uno spirito proveniente da Dio ed è destinato a fare ritorno a Lui Altissimo. Questo è il diritto supremo di ogni essere umano: avere la possibilità di conoscere il suo Creatore, il senso della sua vita e il destino che lo attende dopo la morte.