Genere ed Equità: l’Avvento dell’Islam
di Halima Rakiki
Carriera e vita familiare sembrano essere inconciliabili nella vita frenetica di una donna. Mentre da una parte attrae l’affermarsi nella vita professionale, dall’altra vige il desiderio, il dovere e la necessità di essere cardine nella vita familiare. “Il dramma intimo delle intellettuali che cercano di conciliare carriera e vita familiare tocca, in realtà, a gradi diversi, tutte le donne di tutte le società avanzate, che si tratti di giapponesi, di cinesi, del sud-est asiatico, ispanici americani ed europei, o musulmane d’Europa o del Maghreb” [1]. Dal punto di vista familiare il ruolo della donna si è distorto, lasciandosi dietro il rapporto di parità e responsabilità reciproca fra coniugi alla base della felicità familiare. Per il ruolo storico della donna di “assistente” alla persona (vedasi anche come oggi i più noti assistenti digitali hanno nomi e voci femminili nonostante la fluidità di genere che la società odierna vende) si sono perse sfaccettature della sua veste, in particolare quella spirituale e sociale.
Lo status, i diritti e la percezione delle donne all’interno delle diverse società variano in base al contesto religioso, storico e sociale. Attraverso l’impatto del messaggio del Profeta Muhammad ﷺ, atteggiamenti culturali altamente problematici nei confronti delle donne che erano diffusi durante il periodo preislamico, in seguito denominato Jahiliyya (età dell’Ignoranza), hanno visto una trasformazione straordinaria. Il riconoscimento dell’Islam dell’equità delle donne nella sfera sociale, familiare e spirituale non ha precedenti e la demarcazione dei diritti e degli obblighi tra uomini e donne rimane senza pari fino ad oggi. L’applicazione dei principi etici dell’Islam pone le donne su un piano spirituale di parità con gli uomini: “Daremo una vita eccellente a chiunque, maschio o femmina, sia credente e compia il bene. Compenseremo quelli che sono stati costanti in ragione delle loro azioni migliori.” (Corano, 16:97)
I diritti delle donne sono stati in gran parte trascurati a causa di una visione del mondo che le ignorava ed emarginava i loro contributi alla società. La paura delle razzie e dei saccheggi di altre tribù portò a un’ulteriore emarginazione, dato che sarebbero state considerate parte del saccheggio, rapite e fatte prigioniere dai predoni. Ciò ha reso le donne nient’altro che una fonte di potenziale “vergogna” per le loro famiglie ed era infatti parte della motivazione di coloro che seppellivano vive le figlie : aggirare questa potenziale umiliazione (vedi Corano 16:59). Tuttavia, dal punto di vista della Sharia, nessuno di questi fattori è considerato rilevante per il valore essenziale di una donna. Indipendentemente da qualsiasi “vergogna” percepita in relazione alle donne, l’infanticidio e qualsiasi forma di delitto d’onore sono completamente inammissibili. Quando un compagno chiese al Profeta ﷺ cosa si sarebbe dovuto fare se avesse sorpreso sua moglie in adulterio, egli proibì chiaramente di uccidere la moglie o l’uomo con lei; quindi, anche la provocazione estrema non era considerata una difesa accettabile. Questo rispetto e riconoscimento delle donne era qualcosa che il Profeta ﷺ insegnò anche al resto dei suoi compagni. Durante il califfato di Omar ibn al-Khattab, che Dio sia soddisfatto di lui, egli nominò due donne, Samra b. Nuhayk e Shifa b. Abdullah, per svolgere il ruolo di supervisori del mercato: li pattugliavano per assicurarsi che venissero messe in atto pratiche commerciali eque e che fosse mantenuto un corretto comportamento islamico.
Pertanto, le donne non erano limitate ai loro ruoli familiari di mogli, madri e figlie all’interno della sfera privata. Lo svolgimento di importanti funzioni pubbliche era considerato un mezzo attraverso il quale le donne avrebbero potuto realizzare il loro potenziale e portare benefici alla società in generale. È stato cercato un chiaro equilibrio tra il ruolo della donna nella sfera pubblica e in quella privata, delineandone i diritti e le responsabilità in modo tale che a nessun singolo aspetto fosse attribuito un’importanza sproporzionata a scapito dell’altro. In questo modo, pur riconoscendo i modi produttivi in cui una donna può contribuire alla società in generale, l’Islam non suggerisce che il ruolo di una donna nella sfera privata come madre o moglie sia inferiore a un ruolo svolto in pubblico ma ne esalta le virtù e chiama la società nel suo insieme a riconoscere il suo valore.