Il ritiro spirituale per famiglie, un’immersione nella spiritualità
Tra il 2 e il 5 aprile 2021 PSM ha tenuto il suo annuale ritiro spirituale per famiglie, che si è svolto quest’anno in remoto, ognuno nel proprio domicilio e con la propria famiglia.
Ospitiamo sotto la riflessione di Halima Rakiki una delle giovani partecipanti al ritiro:
Il ritiro spirituale come mezzo e non come fine. Questa è stata la linea comune portata avanti negli scorsi 4 giorni con tema “Ramadan un ospite generoso. Come accoglierlo e beneficiarne?”. Il Mese Benedetto di Ramadan bussa alle nostre porte e non mancano che giorni contati per poterlo finalmente accogliere. Come sfruttare al meglio questi giorni che ci apprestiamo a vivere? Come prepararci a questa stazione annuale di ricarica spirituale nel migliore dei modi?
La pandemia non ha permesso a centinaia di corpi di riunirsi fisicamente sotto un unico tetto, tuttavia non è mancata la vicinanza di cuori e spiriti testimoniata da tutti i partecipanti. Il Ribat (ritiro spirituale) è un’adunanza volta ad affrontare le domande essenziali, a ricerca la pienezza della fede (iman) e le sommità dell’eccellenza (ihsan) nell’alveo della buona Compagnia (as-suhba), del ricordo di Dio (adhikr) e della sincerità (as-sidq).
Il ribat è stata una totale e autentica immersione nell’adorazione dell’Onnipotente, tramite le preghiere rituali, lunghe sessioni di ricordo di Dio, la lettura e lo studio del sublime Corano, che ha consentito di vivere in anticipo l’atmosfera del Ramadan.
Le occasioni di dialogo serale con stimati ospiti hanno permesso ai partecipanti di approfondire la consapevolezza e stimolare la ricerca. Il primo tema, “Il legame fra intelletto e cuore”, ha illustrato come questi due “organi/facoltà” non siano per definizione in contrasto, ciò che “soffia” un cuore puro si riflette nei suoi pensieri e ragionamenti e di conseguenza nelle sue azioni, come disse il Profeta ﷺ “Un [cuore] bianco come il chiarore che non cederà mai più alle tentazioni”. Ciò che chiamiamo e definiamo intelletto, quale facoltà comune tra gli esseri umani, non è l’intelletto di cui parla il Corano. L’intelletto nel Corano è l‘atto di un senso interiore nella persona, chiamato cuore. L‘intelletto è la ricezione della verità della rivelazione attraverso il cuore
“Non percorrono dunque la terra? Non hanno cuori per capire e orecchi per sentire? Ché in verità non sono gli occhi ad essere ciechi, ma sono ciechi i cuori nei loro petti.” (Al-Hajj 46)
Nella seconda serata è stato approfondito il tema dell’organizzazione personale nell’ambito dell’azione e della partecipazione attiva nella società in cui viviamo. A partire da come i Profeti pianificavano la loro missione di propagazione del Messaggio divino, si è analizzato il miglior modus operandi per il nostro contesto. La necessità di obiettivi scritti da raggiungere nel breve e lungo termine sono la chiave di volta dell’arco della pianificazione basato sul “Giorno e la Notte del Credente”. Obiettivi che devono essere definiti e coltivati in base alle proprie capacità, inclinazioni e nella coscienza costante dell’Ultima vita.
Un compagno del Profeta ﷺ disse nel suo testamento: “Non puoi fare a meno della tua parte di questo mondo e hai ancora più bisogno della tua parte dell’Altra Vita. Quindi inizia con la tua parte dell’Altra vita e prendila ed essa passerà per la tua parte di questo mondo, e te la organizzerà rigorosamente.”
Nella terza e ultima tappa è stato affrontato in maniera diretta il tema della preparazione al mese di Ramadan. Per far sì che le adorazioni compiute siano accettate è necessario ikhlas (sincerità) infatti in un hadith qudsi Dio dice: “L’ikhlas è una mia benedizione segreta che ho instillato nel cuore di coloro che amo tra i Miei servi”. É necessaria una piena coscienza di Dio, il timore di perdere il Suo amore, la ricerca della Sua compiacenza e della Sua approvazione per essere fra coloro che hanno operato con eccellenza in questa vita, aspirando continuamente ad un’adorazione libera nata dalla ricerca del Volto dell’Altissimo. Atti di devozione costanti e perseveranti, anche se piccoli ai nostri occhi, sono chiave per un Ramadan di successo che realizza il suo obiettivo, ovvero at-takwa, la devozione.