Il senso della Festa del Sacrificio
Eid-ul-Adha, la Festa del Sacrificio, oltre ad essere il culmine dei 10 giorni benedetti del mese di Dhu-lhijja, e quindi del pellegrinaggio (hajj), in essa si celebra il sacrificio monumentale che era disposto a compiere il nostro padre Abramo, pace su di lui, a cui Dio aveva ordinato di sacrificare il suo amato figlio, Ismaele, come prova di sottomissione a Lui. Abramo informò il figlio Ismaele dell’ordine ricevuto, ed entrambi, pace su di loro, obbedirono alla volontà del Signore Altissimo. Tuttavia, Dio nella Sua infinita misericordia, proprio al momento del sacrificio sostituì Ismaele con un ariete.
Il sacrificio fatto da Abramo è ricordato in tutte le tre religioni monoteiste, anche se non è celebrato da ebrei e cristiani nello stesso modo dell’Islam. L’atto di obbedienza di Abramo è commemorato da tutti i musulmani nel mondo con il sacrificio, il decimo giorno di dhu-l-hijja, di un animale, un agnello, una pecora, una vacca, o una capra, la cui carne viene in parte mangiata e in buona parte distribuita ai parenti, ai vicini di casa, e ai poveri. In alcune parti del mondo dove i musulmani non riescono a sacrificare personalmente un animale, essi donano soldi alle organizzazioni di beneficenza, che sacrificano l’animale per loro conto e distribuiscono la carne ai poveri. In linea con la seguente ingiunzione del Corano (22:27) “… e invocare il nome di Dio sul bestiame che abbiamo previsto per loro nei giorni designati, Mangiatene voi stessi e datene al bisognoso e al povero.”
I festeggiamenti dell’Eid iniziano la mattina presto, tutti i musulmani, uomini e donne, anziani, giovani e bambini, vestiti con i loro migliori abiti prendono parte alla preghiera congregazionale e ascoltano il sermone dell’Eid. Al termine della preghiera si salutano augurandosi una benedetta festa “Eid Mubarak”. In seguito si visitano le case dei parenti e degli amici, partecipando a deliziosi banchetti e scambiandosi doni.
La festa e la gioia si protraggono per i tre giorni seguenti, chiamati i giorni del Tashriq, in tutti questi giorni è fatto esplicito divieto di digiunare, “sono giorni di cibo, bevanda e ricordo di Dio” come disse il Messaggero di Dio, pace su di lui. Giorni in cui ci è chiesto di mostrare la gioia, di condividerla con i nostri prossimi, di bere, di mangiare ma anche e soprattutto di ricordare, ricordare Abramo e il suo immenso amore per Dio, ricordare Hajar (moglie di Abramo e madre di Ismaele) e la sua incrollabile fede nell’Unico, ricordare Ismaele e il suo eterno esempio di obbedienza al comando divino. Questo è il vero senso della festa, ricordare con la mente e rivivere con il cuore le gesta di questi uomini e donne che Dio ha voluto siano esempi per l’umanità intera.
Che l’Altissimo ci consenta di trarre il maggior profitto da questi giorni benedetti, e accetti le nostre buone azioni!