Coronavirus, tra dubbi e certezze
Di Fatima Tizbibt
Queste ultime settimane e i provvedimenti ministeriali delle ultime ore hanno senza dubbio dato a tutti noi, un motivo di riflessione, sia essa di stampo scientifico o umanitario o filosofico od ancora spirituale.
La preoccupazione, l’incertezza e il timore per i possibili sviluppi della situazione hanno profondamente segnato consciamente od inconsciamente tutti.
Chi teme per la propria salute, chi per il proprio lavoro, chi per i propri figli, chi per l’economia del Paese ed il conseguente stato di benessere.
Anche i più disattenti ed i più lontani dal mondo politico ed economico, anche coloro che rinnegano il lavoro dei media “venduti”, anche chi non crede nelle istituzioni sanitarie e nei “magheggi delle grandi case farmaceutiche”, tutti hanno seguito sui vari mezzi di comunicazione i bollettini in merito al Coronavirus.
Malgrado tutto cerchiamo ancora di capire cosa, come e in quali reali numeri si stia sviluppando il tutto, tutti andiamo a dormire con un nuovo pensiero nella mente.
La domanda è: Perché temiamo così tanto questo virus?
L’incertezza a mio avviso è il fattore che accentua la morsa adrenalinica che tutti stanno provando sulla propria pelle. Non sappiamo se verremo contagiati o meno, non sappiamo se le persone che incontriamo sono soggetti infetti o meno. Non sappiamo se mentre abbracciamo i nostri figli gli stiamo trasmettendo un letale virus o solo il nostro infinito affetto.
Abbiamo perso la nostra quotidianità, abbiamo ibernato la nostra routine per un periodo ignoto. Questo evoca nelle nostre menti immagini che abbiamo visto in svariati film hollywoodiani, e fa riaffiorare i racconti apocalittici nel nostro subconscio.
La fine del mondo, la fine del “nostro” mondo.
Questo però rimette in discussione tutte le teorie scientifiche sull’esistenza come mera crescita e morte di aggregati cellulari. La famosa selezione naturale, la casualità, il darwinismo e la teoria del big bang.
D’altronde per l’uomo moderno di stampo illuministico, la morte non è un rito, né un attraversamento, né una porta di ingresso ad un’altra realtà. Nel mondo del sistema binario, dello 0 e dell’1, la morte altro non è che la combinazione di vari fattori che danno come risultato l’apoptosi di un sistema complesso di cellule quale è il nostro organismo.
Quello che inconsciamente accende la paura dentro di noi è l’incertezza, in un angolino remoto della nostra mente fa capolino quella domanda che in situazioni di calma e tranquillità ricacceremmo indietro con un sorriso sardonico “e se non fosse così?”. Se dopo la morte ci fosse davvero qualcosa? Se davvero ci fosse un Giudizio? Inferno e Paradiso? Da che parte sarei collocato?
La risposta se la dà senza troppi pensieri colui che ha conosciuto Dio, che ha potuto attingere le sue risposte dalla rappresentazione in carne ed ossa di queste certezze. Chi si è abbeverato alla fonte del Profeta (su di lui la pace e la benedizione), dissetando di fatto quella sete di sapere, di conoscere che sono insite alla natura dell’uomo.
Queste giornate rinchiuso in case non sono per lui che un’occasione per rinforzare la sua convinzione di essere solo una minuscola creatura nel regno di Dio.
Una piccolissima insignificante particella quale è questo virus, è riuscita a mettere in crisi l’organizzazione di un intero mondo, ha mostrato all’uomo quanto sia vulnerabile e indifeso.
“In verità, Dio non esita a prendere ad esempio un moscerino o qualsiasi altra cosa superiore. Coloro che credono sanno che si tratta della verità che proviene dal loro Signore; i negatori invece dicono: “Cosa vuol dire Dio con un simile esempio?”. [Con esso] ne allontana molti, e molti ne guida.” [Corano: La Giovenca, 26]
Eh già, un semplice esempio, ma abbastanza grande da farci riflettere sulla Verità.
Abbastanza grande da farci vedere che in realtà puoi essere la Cina o l’America o un paese del Terzo Mondo, puoi avere un sistema sanitario invidiabile come quello italiano o un’economia di ferro come la Germania, quando Dio vuole, con un solo minuscolo virus può rimescolare le carte e sconvolgere i piani.
Non siamo che ospiti in passaggio su questa Terra, e questa Terra altri non è che una piccola parte del Creato. Chi ha compreso questo semplice concetto, vive questi attimi con più serenità.
Percepisce la durata di questa vita come, un lungo struggersi prima di incontrare il suo Creatore e nella morte non vede che la via di fuga da questa vita: La vita terrena è la prigione del Credente.
Il suo cuore arde del desiderio di Dio e non teme la morte, certo che nessun’anima avanzerà un giorno rispetto a ciò che le è prescritto.
Sa che nelle avversità è in uno status privilegiato di vicinanza a Dio. Ricorda la sua debolezza dinanzi a Lui e la si sottomette alla Sua potenza.
Sa che ogni disgrazia che colpisce l’uomo è per ricordargli che “Siamo di Dio ed a Lui ritorniamo” e qualora questa frase si palesi nel cuore e lo impregni con fermezza ogni cosa che incontra, ogni male che lo affligge si commuta per lui in azioni buone che lo avvicinano al compiacimento del suo Signore.