Discorso d’apertura Convegno PSM 2017 | Lingotto – Torino
Onorevoli ospiti, illustri relatori, care amiche ed amici, gentili sorelle e fratelli, un saluto di pace a tutti voi,
Vi porgo il mio più sincero ringraziamento, per essere oggi presenti così numerosi al convegno Nazionale di Partecipazione e Spiritualità Musulmana, un’occasione che PSM offre a tutta la cittadinanza italiana, per riflettere insieme e confrontarci sulle varie tematiche inerenti l’evoluzione della comunità musulmana nel nostro paese.
PSM è una realtà nazionale che opera alla valorizzazione della presenza e della partecipazione musulmana nella società italiana, creando spazi di incontro, di dialogo, d’impegno congiunto in nome dei valori costituzionali comuni. PSM è nata per essere un raggio di luce, che insieme agli altri, contribuisce a illuminare la ricchezza umana, culturale e spirituale del nostro paese.
Il nostro lavoro principale è sulla persona umana sia nella sua dimensione spirituale ed etica, che culturale e civica, ciò nasce dalla profonda convinzione nella necessità di congiungere la pratica spirituale, viva ed autentica, con il contributo attivo e positivo al bene della società. Dice il Profeta Muhammad, pace su di lui: “Il più amato da Dio è colui che è più utile alle Sue creature.” Essere con Dio nell’Islam dovrebbe significare essere vicino alle sue creature, al servizio delle sue creature.
PSM lavora per un islam italiano, un islam che rispetta il credo, le pratiche musulmane, facendo propri i principi fondamentali della costituzione italiana. Per realizzare ciò é necessaria sicuramente un’opera di de-costruzione e di ricostruzione, distinguendo l’aspetto religioso e spirituale dell’Islam dalla sua manifestazione culturale contingente, legata al contesto d’installazione.
Il convegno di oggi vuole contribuire a questa opera, insieme ai nostri illustri relatori ci confronteremo sulla centralità e l’urgenza del tema della riforma, e del rinnovamento (tajdīd) all’interno della tradizione musulmana. Di fronte alla pigrizia intellettuale che sembra dominare il pensiero musulmano, si rende urgente un rinnovamento che si fondi, innanzitutto, su un’autentica e profonda riconciliazione con la dimensione spirituale fondamentale nell’Islam, chiamata la ricerca dell-ihsān, e su un rinnovato e creativo impegno nell’Ijtihad, la rilettura delle fonti scritturali della tradizione musulmana, alla luce di un contesto e di un’epoca nuovi.
Non si tratta certamente di un cambiamento o di un superamento dei fondamenti dell’Islam, si tratta invece di un rinnovamento nella nostra comprensione e nel modo di applicare e vivere questi fondamenti in un contesto che pone delle domande nuove alla nostra coscienza.
Noi musulmani d’Italia siamo chiamati a sviluppare un approccio positivo alla cultura, alle arti, alla creatività, e un senso di appartenenza intimo e consapevole, una cittadinanza responsabile e aperta. Non dobbiamo avere problemi a presentarci come cittadini che partecipano alla vita sociale, politica e culturale del loro paese, andando al di là del discorso sull’integrazione e affrontando con mente più aperta i problemi della nostra società.
Non dobbiamo rifugiarci nel vittimismo per giustificare una nostra colpevole passività. Non c’è dubbio che l’intolleranza nei confronti dei musulmani esista, e che stia montando nelle nostre società occidentali un populismo che cavalca la paura e i sentimenti più bassi dell’essere umano. Tuttavia questi fenomeni vanno combattuti impegnandosi nella società, lottando insieme a tutti i nostri concittadini contro qualsiasi ingiustizia, discriminazione o torto: Rivendicando in maniera consapevole i nostri diritti e assolvendo ai nostri doveri.
Dall’altra parte è urgente la nascita di un nuova identità collettiva che includa tutti i cittadini di qualunque orientamento spirituale, etico o filosofico essi siano. Di conseguenza sarà sempre più necessario che la questione dell’islam sia distinta da quella dell’immigrazione, l’islam è, e lo sarà sempre di più, una faccenda tutta italiana.
Questo Islam italiano per crescere e consolidarsi ha bisogno di un’autonomia finanziaria e politica oltre che teologica e sapienziale rispetto agli Stati d’origine dei musulmani. L’Islam italiano deve inoltre dimostrare di essere in grado di gestire il suo pluralismo interno, di superare la competizione e la conflittualità che lo ha caratterizzato in questi anni, in modo da elaborare una rappresentanza inclusiva e legittimata, che faccia fronte alle enormi sfide che affronta.
Le istituzioni pubbliche, nel rispetto del principio di laicità dello Stato, sono sollecitate a facilitare le evoluzioni interne alla comunità. Esse sono in particolar modo chiamate a rimuovere quegli ostacoli di natura giuridica che portano i musulmani d’Italia a sentirsi spesso cittadini di serie B, titolari di minori diritti e trattati in maniera dissimile rispetto ai loro concittadini di altre fedi.
L’Islam, nonostante sia la seconda religione del nostro paese, ancora oggi non gode del riconoscimento ufficiale da parte dello Stato Italiano, ai sensi dell’art. 8 della nostra Costituzione, ed è soggetto ad una normativa antiquata, che molto spesso limita l’esercizio dei diritti di libertà religiosa per le comunità musulmane.
È urgente pertanto trovare la volontà politica necessaria per mettere in cantiere l’Intesa con le comunità musulmane, ciò oltre a rappresentare una fedeltà allo spirito costituzionale, consentirebbe di iniziare a trattare la questione dell’Islam in Italia in maniera globale, non concertandosi su singoli aspetti e con strumenti eccezionali (carte, consulte e patti) che esulano dal dettato costituzionale. Basterebbe invece attuare la Costituzione, applicando norme ben consolidate che sono già previste per le altre comunità religiose del nostro paese.
È importante infine riconoscere e trattare le comunità musulmane per quello che sono: dei credenti, dei cittadini con diritti e doveri, e non – come purtroppo spesso succede – come un problema di sicurezza e di ordine pubblico. I musulmani d’Italia non sono una minaccia all’identità italiana o alla democrazia bensì essi rappresentano una spinta concreta verso un pluralismo vero e una democrazia inclusiva e partecipativa. Questo convegno è un’ulteriore occasione per ribadire che le musulmane e i musulmani sono soprattutto un valore aggiunto, una ricchezza culturale e una risorsa etica per il nostro paese.
Abdellah Labdidi
Segretario Nazionale PSM