Educazione e comunicazione, due concetti per una buona relazione con i figli – (1/2)
Dott.ssa Melissa Biordi, psicologa dell’età evolutiva, della Rep. Di San Marino
La prima relazione che il bambino instaura è quella con i genitori, insieme devono intervenire sull’educazione dei figli e stabilire una relazione di amore e tenerezza con i propri figli. Quando si parla di educazione è opportuno fare un piccolo accenno alla PEDAGOGIA, come scienza che studia la formazione dell’uomo nella sua interezza. La pedagogia ha come oggetto di studio, infatti, l’individuo nel suo ciclo di vita e soprattutto si occupa dell’educazione scolastica e dell’apprendimento dei soggetti. Quindi il fine, lo scopo ultimo di questa disciplina è l’uomo che si relaziona con l’altro da sé (educazione, che avviene attraverso il processo di trasmissione da parte di un altro individuo e di acquisizione di competenze e di conoscenze da parte dell’individuo che viene istruito) e che si relaziona con se stesso (formazione, processo di crescita globale della personalità).
Il termine EDUCAZIONE in pedagogia, quindi, è utilizzato per indicare l’acquisizione di atteggiamenti e di capacità che appartengono al comportamento morale (educazione morale) ma anche alle altre dimensioni della personalità (educazione affettiva, educazione sociale, …) (vedi: Montessori, Vygostkjj, Rousseau).
E’ importante sottolineare che, oltre al nucleo famigliare, contribuisce nell’educazione dei figli anche la scuola, come sistema educativo d’istruzione e formazione finalizzato alla crescita e alla valorizzazione della persona umana. La scuola concorre all’educazione e allo sviluppo affettivo, cognitivo e sociale dei bambini, promuovendo le potenzialità di autonomia, creatività, apprendimento e operando per assicurare un’effettiva eguaglianza delle opportunità educative nel rispetto dell’orientamento educativo dei genitori.
Voglio ricordare però che non esiste possibilità di educare senza una capacità di apprendere: quindi prima di parlare di comunicazione e educazione dobbiamo riflettere un momento sul concetto di apprendimento, e che cosa succede in alcune aree del cervello, quando il bambino apprende.
L’apprendimento consiste nell’acquisizione o nella modifica di conoscenze (nuove o già esistenti), comportamenti, abilità, valori o preferenze e può riguardare la sintesi di diversi tipi d’informazioni.
Vediamo, in sintesi, i processi che implicano l’apprendimento nel bambino dalla nascita fino a sette anni.
Alla nascita: inizia lento processo evolutivo che deriva dall’interazione tra fattori biologici ed esperienze ambientali. Ciò diventa importante anche per lo sviluppo delle capacità di memorizzazione del bambino che a loro volta dipendono dal rapporto di maturazione delle aree cerebrali specifiche per le funzioni mnemoniche e lo sviluppo da parte del bambino di strategie per ottimizzare i processi d’immagazzinamento, fissazione e recupero delle informazioni apprese, legate all’esperienza ambientale; nei primi mesi di vita: il bambino ricorre a forme di memorizzazione elementare come l’imitazione ( il neonato vede il viso della madre ridere e di conseguenza anche lui esegue lo stessa mimica facciale …..).
Dall’ottavo mese ai sette anni : iniziano da un lato la maturazione di strutture neurologiche specificatamente deputate all’attività di memorizzazione (memoria implicita, il bambino si ricorda senza averne la consapevolezza e memoria esplicita, il bambino sa di ricordare), dall’altro lo sviluppo di strategie cognitive per la memorizzazione.
Importante è proprio la predisposizione del bambino all’apprendimento e il suo rapporto con l’ambiente; da un lato, infatti, il bambino possiede una vasta gamma di risorse che sviluppano l’apprendimento, che riguardano sia la sfera neurologica (plasticità cerebrale, ….) sia quella psicologica (curiosità infantile, socializzazione ….) ed è sulla base ciò che il bambino può realmente imparare, solo se si trova in un contesto e in un ambiente rassicurante, sereno e famigliare. Altro concetto da evidenziare è quello di relazione.
Costruire la RELAZIONE è un obiettivo educativo di primaria importanza che richiede tempo e l’impegno dei soggetti in causa. Ciò che caratterizza la relazione è la volontà di costruire un rapporto di reciprocità efficace, un legame quindi tra due persone.
La relazione è anche COMUNICAZIONE e comunicare significa (dal latino comunico) “mettere in comune”, “far partecipi gli altri di qualcosa”. Nel momento in cui i due interlocutori (Esempio genitore-figlio) riescono a scambiarsi informazioni chiare e decodificate, e quando, i tre livelli che la costituiscono sono coerenti tra loro, la comunicazione si può definire valida ed efficace.
I tre livelli della comunicazione sono: Comunicazione verbale: caratterizzato dall’utilizzo del linguaggio, permette di esprimere tramite l’utilizzo di parole pronunciate o scritte ciò che s’intende riferire all’interlocutore (livello più gestibile e soggetto alla volontà dell’individuo); Comunicazione non verbale: trova espressione nella mimica facciale, postura, movimenti del corpo, contatto oculare…. (modalità appartenenti al corpo, molto meno controllato) Comunicazione paraverbale: è molto importante non solo quello che si dice, ma come lo si dice! (tono della voce, velocità, cadenza del linguaggio ….). Comunichiamo anche in silenzio. Questo tipo di comunicazione serve per dare e ottenere fiducia, per tranquillizzare, convincere, coinvolgere e ottenere il consenso.
Dopo aver definito i concetti di educazione, comunicazione e relazione nella parte successiva daremo alcune regole di base per educare i propri figli, e per crescere e vivere, nel mondo, insieme con gli altri.