I significati dell’Ihsān Significati-Ihsan Full view

I significati dell’Ihsān

Imam Abdessalam Yassine*

Il termine Ihsān designa tre significati contenuti nel Corano e nella Tradizione profetica:

    1. Ihsān è adorare Dio come se Lo si vedesse, e se non Lo si vede, (sapere che) Egli certamente ci vede.
    2. Ihsān è mostrare bontà verso l’altro, i genitori, i parenti, gli orfani, i poveri, musulmani e non musulmani, e tutta la creazione.
    3. Ihsān è operare secondo perfezione ed eccellenza, sia che si tratti di un’opera di natura spirituale, lavorativa o sociale.

L’insieme di questi significati ci offre la descrizione del credente devoto in se stesso, nel suo comportamento e nelle sue interazioni con la società; ci offre il modello desiderato nelle relazioni del servitore con il suo Signore, con le persone e con le cose. La sua relazione con il suo Signore sarà improntata all’Ihsān se egli è assiduo nel dhikr, nell’osservanza e nell’amore reverenziale di Dio, nella speranza in Lui, nella Sua continua invocazione e implorazione. Questo atteggiamento spirituale intimo di Ihsān nel rapporto con Dio intenerisce il cuore del credente, abbellisce la sua indole, purifica la sua intenzione e le sue azioni, diventando in questo modo una misericordia per le creature, una benedizione per i suoi prossimi e meno prossimi. Tale grazia non dipende solamente dalla bontà dell’intenzione, dalla bellezza del proposito e dalla prontezza dell’aiuto, senza dubbio dipende anche dalla sua esperienza, dalle sue capacità e dalle sue competenze a svolgere con maestria ciò che gli è affidato.

Il Messaggero di Dio ﷺ dice in un hadīth, riportato da al-Bayhaqī, narrato da ‘Āisha, la madre dei credenti (che Dio sia soddisfatto di lei): “Dio ama che si svolga con perfezione ogni opera.” E ha detto in un hadīth riportato da Muslim: “Dio ha prescritto al-ihsān verso ogni cosa”. La somma di queste due detti profetici ci indica la terza dimensione dell’ihsān, collegata alla prima, e la realizzazione della prima è legata in qualche modo dalla realizzazione della terza. L’amore di Dio abbraccia tutta la gente dell’ihsān, riceverà la quota maggiore di questo amore colui che lo avrà adorato, mostrandosi utile alle Sue creature ed eccellente nelle sue azioni. Il suo ihsān gli concede i mezzi necessari per soddisfare i suoi bisogni materiali, quelli della sua famiglia e della sua comunità, e il suo servizio e le sue realizzazioni mondane lo qualificano alla prossimità di Dio, Signore del Creato, attraverso queste stesse realizzazioni.

L’espressione “Dio ama al-muhsinīn (la gente dell’ihsān)” ricorre una volta nella sura al-Baqara, due volte in al-‘Imrān e due volte in al-Mā’ida. E nel Corano ci sono vari versetti che affermano la prossimità di Dio ai devoti e ai muhsinīn, e ribadiscono come Dio non vanifichi la ricompensa dei muhsinīn e come la buona novella spetti ai muhsinīn. Quindi una ripetuta esortazione all’ihsān. Qual è allora in dettaglio la verità dell’ihsān?

Dopo aver indicato all’inizio di questo capitolo i tre significati ordinati dell’ihsān, ascoltiamo ora le parole dell’interprete del Corano, il Messaggero del Signore del Creato, per porre l’ihsān nella sua giusta collocazione rispetto all’islām e all’imān (la fede). L’ihsān non ha una portata generica, come il suo significato strettamente semantico, poiché l’ihsān è uno stadio nella religione, un grado nella devozione che ha un’importanza fondamentale. L’ihsān è la più sublime delle finalità e la meta di coloro che sono dotati di grandi ambizioni tra gli uomini. Vista questa centrale importanza dell’ihsān, la volontà di Dio Altissimo ha preparato per i Compagni del Profeta (che Dio sia soddisfatto di loro) e per noi tutti dopo di loro, un avvenimento che attragga la loro attenzione e si imprima nella loro mente, parli allo spirito e alla mente, affinché i musulmani non concepiscano superficialmente la loro religione. Tale avvenimento è la discesa dell’arcangelo Gabriele (su di lui la pace) per interrogare il nobile Profeta mentre egli si trovava tra i suoi Compagni nella sua sessione di insegnamento. Tutti loro hanno visto l’angelo approssimato a Dio e hanno assistito al dialogo. Riportiamo qui la versione integrale di questo episodio, vista la sua grande importanza, come riportata nella raccolta di Muslim, Abū Dawūd e An-Nassāī, e narrata da ‘Umar ibn al-Khattāb (che Dio sia soddisfatto di lui), in quanto affresco eterno dell’insegnamento divino trasmesso nelle raccolte più autentiche.

‘Umar racconta: Mentre eravamo seduti dal Messaggero di Dio apparve davanti a noi un uomo con abiti straordinariamente bianchi e capelli intensamente scuri, su di lui non si intravedevano tracce di viaggio anche se nessuno di noi lo conosceva, si avvicinò al Profeta e gli si sedette di fronte appoggiando le sue ginocchia alle sue e posando le sue mani sulle sue cosce, poi disse: «O Muhammad, dimmi cos’è l’islam.»

Il Messaggero di Dio rispose: «L’islam è attestare che non c’è divinità all’infuori di Dio e che Muhammad è il Messaggero di Dio, assolvere alla preghiera rituale, versare la zakāt, digiunare il Ramadan, e compiere il pellegrinaggio alla Casa [La sacra moschea di Mecca], se si ha la possibilità.»

L’uomo replicò: «Hai detto il vero.» Ci stupimmo di come gli ponesse delle domande e poi approvi anche le sue risposte.

Disse: «Ora dimmi cos’é l’imān (la fede).»

Rispose: «L’imān è credere in Dio, nei Suoi angeli, nei Suoi libri, nei Suoi Messaggeri, nel Giorno Ultimo, e credere nel qadar (decreto divino), sia nel bene che nel male.»

Replicò: «Hai detto il vero. Ora dimmi cos’è l’ihsān.»

Rispose: «È adorare Dio come se Lo si vedesse. poiché se non Lo si vede, (sapere che) Egli certamente ci vede.»

Chiese: «Dimmi cos’è l’Ora [del giudizio universale].»

Rispose: «L’interrogato non ne è più informato dell’interrogante.»

Disse: «Parlami allora dei suoi segni premonitori.»

Rispose: «Quando la serva genererà la sua padrona e quando vedrai i pastori, miseri, scalzi e nudi competere nelle costruzioni più elevate.»

Poi l’uomo se ne andò. Rimanemmo silenti per un po’ di tempo poi [il Profeta] mi chiese: «’Umar hai idea di chi fosse l’uomo?» Risposi: «Dio e il Suo Messaggero ne sono più informati», mi disse: «Era Gabriele, venuto a insegnarvi la vostra religione.» 

Sì, benamato di Dio, tu sei il maestro, il miglior maestro, che Dio ti ricompensi per questa Umma come si confà a Lui. Tuttavia la Sua Misericordia nei nostri confronti e la Sua premura affinché noi imparassimo la nostra religione in maniera completa e compiuta, ha fatto sì che Egli, conoscendo la deficienza della nostra comprensione, il predominio della dimenticanza su di noi, e la confusione che abita la nostra memoria, abbia inviato un maestro assistente dal Cielo, il tuo compagno nel tuo viaggio notturno e nella tua ascesi. Che Dio riversi su di te la Sua preghiera e la Sua pace come pure sul nobile angelo.

Al-ihsān è adorare Dio come se lo si vedesse. Un terzo stadio successivo a quello dell’islām e dell’imān, sopra di loro, costruito su di loro e non senza di loro, non c’è imān senza islām, e non c’è ihsān senza imān.

Più di sessantasei versetti del Corano contengono la parola ihsān o uno dei suoi derivati, meglio dire che l’intero Corano è un invito all’ihsān. Ecco qui alcuni esempi:

Dio l’Altissimo “è il migliore (ahssan) in parola”, “Egli è il migliore (ahssan) dei Creatori.” Per via del Suo ihsān egli riversa il bene su chi “dona un buon (hasana) prestito” e “dà prova di una bella (hasana) opera”. Da lui proviene “la buona (alhasan) provvidenza” e “la buona (al-hasan) soddisfazione” nella vita terrena e “la bontà (al-husnā) e ancor di più” nell’altra vita se noi ci comportiamo in questa vita con bontà, e ci rivolgiamo verso di lui per darci “in questa vita una ricompensa (hasana)”. Ci aggiunge “bellezza” se facciamo una buona azione, e ci dona se perfezioniamo l’invocazione “in questa vita una ricompensa (hasana) e nell’altra vita una ricompensa.

A lui appartengono i nomi più belli (al-husnā)”, il Suo Messaggero ci ha invitati “con la migliore (al-hasana) esortazione”, se noi accogliamo il nostro Signore e confidiamo nella verità (al-husnā) ci darà la bontà (al-husnā) in questa dimora, e ci terrà lontani dal Fuoco insieme a coloro per cui la Sua bontà (al-husnā) ha il sopravvento.

Ci ha ordinato di seguire “il meglio che ci è stato rivelato” dal nostro Signore, ovvero il Suo glorioso Libro e la tradizione del Suo nobile Profeta, e in questi ci sono “la bontà (al-ihsān) verso i genitori”, “la difesa con la migliore maniera (ahssan)” avendo compassione e tenerezza nei confronti delle creature, e “dicendo alla gente il meglio (al-husnā)”, e ricompensando “la bontà (ihsān) con la bontà”.

Egli (gloria a Lui) ci ha creati “nella migliore (ahsan) forma” poi ci ha posto nella bassa dimora della prova, per provare “chi di noi meglio opera”. Coloro che crederanno e compiranno il bene avranno una ricompensa ininterrotta, e più la loro fede sarà completa e la loro azione migliore, più saranno vicini alla loro completezza nell’Altra vita dove saranno resuscitati nella dimora della grazia nella migliore forma. Sono usciti vittoriosi dall’esame. Lì nella dimora della veridicità si dirà loro ciò che è stato detto ai Profeti, ai pii, ai martiri e ai devoti: “Pace su Abramo, così Noi premiamo i muhsinīn”. “Pace sulla famiglia di Yassine così noi ricompensiamo i muhsinīn.” “Avranno ciò che vorranno dal loro Signore, questa è la ricompensa dei muhsinīn.” Lì gioiranno “prendendo ciò che il Signore darà loro, poiché in passato erano mushinīn, dormivano poco di notte, e all’alba imploravano il perdono; e nei loro beni c’era un diritto per il mendicante e il diseredato.

E alle donne parimenti, per le donne del Profeta di Dio e Suo benamato, alle devote, alle penitenti e alle oranti è stato detto nel glorioso Libro: “.. se invece bramate Dio e il Suo Inviato e la Dimora Ultima, [sappiate] che Dio ha preparato una ricompensa enorme per le muhsināt”. A tutte le credenti è stato detto ciò, o voi che ascoltate le parole di Dio, che invocate Dio, che temete Dio, che amate Dio. Non c’è divinità all’infuori di Dio. Lode a Dio.

*Estratto da “Introduzione alla spiritualità musulmana”, Edizioni Il Messaggio, pp. 11-16

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