Il ritiro spirituale, finalità e programma | Video
PSM tiene durante le vacanze vari ritiri spirituali per i suoi aderenti , in questo articolo illustreremo il significato e le finalità di questa adunanza spirituale nonché i principali momenti del suo programma.
Il termine “Ribat” trova la sua origine nel Libro di Dio e nei detti del Profeta, pace su di lui.
Dice Dio l’Altissimo: “O voi che portate la fede! Siate paziente, incoraggiatevi alla pazienza. E «rabitu (fate ribat)».” [Corano, 3-200]
Il Profeta, pace su di lui, nel hadith autentico riportato da Imam Malik, Muslim, Tirmidhi e al-Nasaai, dice: “Volete che vi indichi ciò che rimette i peccati e eleva i gradi?” Risposero: “Certo che sì, O Messaggero di Dio!” Disse: “Fare l’abluzione in condizioni difficili, moltiplicare i passi alla moschea e attendere una preghiera dopo l’altra in moschea. Questo è il Ribat! Questo è il Ribat! Questo è il Ribat!”
L’obiettivo del ribat (del ritiro spirituale) è quello di tagliare con le proprie abitudini mondane, almeno per un breve periodo nella propria vita e consacrare tutto il proprio essere per invocare L’Altissimo, bussando instancabilmente alla Sua porta e chiedendo con insistenza il Suo perdono, la Sua guida e la Sua prossimità.
Il pilastro centrale attorno al quale ruota il programma del ritiro spirituale è il sublime Corano, la Parola di Dio, definita dal Profeta, pace su di lui, il banchetto di Dio al quale siamo invitati a partecipare con tutto il nostro essere.
Incontrarsi in Dio in comunione e fratellanza e per il solo scopo di compiacere Dio, meditando sul Suo libro rivelato richiama su di noi, come informa il Messaggero di Dio, gli effluvi della misericordia divina: «Ogni volta, dice il Profeta, che un gruppo di fedeli si riuniscono in una casa di Dio per recitare il Libro di Dio e studiarlo tra di loro, la pace del cuore scende su di loro, gli angeli li avvolgono e Dio parla di loro a coloro che sono in Sua presenza.”
I tesori del Corano sono inesauribili, e per questo il programma proposto nel ritiro spirituale offere diversi approcci per beneficiare al massimo di questi tesori.
Al risveglio nella profonda notte segue una sessione di “Dhikr” – Ricordo di Dio – ripetendo abbondantemente la formula “La ilaha illa Allah (non c’è dio se non Dio)” i cui frutti sono illimitati L’“Iman” – la certezza in Dio e nella Sua Parola – ci dice il Profeta, si usura nel cuore come si usura un tessuto, e per rinnovarla ci raccomanda di ripetere “La ilaha illa Allah”, Il risultato di questa ripetizione verbale è la presenza del cuore a Dio.
Questa prima sessione di dhikr, che precede la veglia di preghiera del witr an-nabawi, ci prepara a esprimere al Creatore Altissimo nell’intimità della notte il nostro bisogno e la nostra povertà. Come ci informa il Profeta, pace su di lui, il Signore si manifesta nel primo cielo nell’ultimo terzo di ogni notte, e chiama: “Chi M’invoca ché lo ascolto, chi Mi domanda ché gli do, chi mi chiede perdono ché lo perdono.” Quello è pertanto il momento propizio per invocare l’Altissimo per noi, per la nostra famiglia, i nostri cari e per tutti coloro che ci hanno proceduti nella fede, invocando di essere nella vita ultima in compagnia dei Profeti e dei devoti e in contemplazione permanente del Volto di Dio.
Prima della preghiera dell’alba, il programma della notte è coronato da una sessione di “istighfar – invocazione di perdono –“ perché non è dato all’uomo di essere irreprensibile. La debolezza umana fa di noi tutti dei peccatori, ed è gradito a Dio vedere il Suo servo tornare a Lui e chiedere perdono per i suoi peccati. A questo proposito, Allah dice: “E nelle ultime ore della notte essi invocano perdono.” [Corano, 51-18]
Una volta assolta la preghiera del Fajr, ci si siede per la seduta di “Shuruq”, fino al sorgere del sole, invocando la pace sul Messaggero e ripetendo “La ilaha illa Allah.” E dopo una breve pausa la mattinata viene inaugurata con le preghiere supererogatorie di “Duha”.
Ampie parti del programma sono state dedicate alla recitazione, alla meditazione, alla memorizzazione e al ripasso del Corano. Il Profeta, pace su di lui, ci incoraggia al suo apprendimento nonché al suo insegnamento dicendo: “Il migliore di voi è colui che impara il Corano e lo insegna.”
Le cinque preghiere della giornata sono tutte precedute da sedute di Dhikr, di invocazione della pace sul Profeta per illuminare il cuore e di ripetizione di “La ilaha illa Allah” per riempirlo di amore e di fede, preparandoci ad una preghiera di umiltà e di raccoglimento, realizzando così l‘essenza stessa della preghiera.
Il digiuno, parte integrante del ritiro spirituale, resta lo stato più propizio alla meditazione e alla presenza a Dio, esso consente all’anima resa più leggera di elevarsi spiritualmente.
In questo quadro fraterno e attraverso questo programma si cerca di ridurre al minimo gli scambi futili e i momenti di spensieratezza al fine di creare un’atmosfera di “Sakina-quiete” che favorisca l’accrescimento della fede: “È Lui che ha fatto scendere la quiete nel cuore dei credenti in modo che venga aggiunta fede alla loro fede.” [Corano, 48-4]
La questione del dopo “Ribat” è una delle principali preoccupazioni che si vivono all’interno del ritiro. Come preservare il capitale spirituale acquisito in un ambiente esterno “ostile”? Il programma del ribat ovviamente non può essere realizzato nella vita di tutti i giorni. Non sarebbe neppure appropriato vivere un tale programma sottraendosi alle proprie responsabilità, questo non è il modello profetico e non è la spiritualità a cui bisogna aspirare.
La spiritualità a cui si deve aspirare deve risplendere nel nostro ambiente dando senso al nostro lavoro nella vita quotidiana: la famiglia, il lavoro, gli studi, l’impegno civico, la moschea, la vita comunitaria …
Avere un cuore presente a Dio in mezzo alla gente resta la vera sfida.