Il Senso della Hijra Oggi
Viviamo in questi giorni il ricordo della Hijra, l’emigrazione del Profeta e dei suoi compagni dalla Mecca, dove subivano le peggiori ingiustizie per la loro fede, verso Medina. L’evento di al-Hijra ha segnato la nascita della prima comunità musulmana, ed è stato scelto giustamente come inizio del calendario musulmano. Nonostante siano più di quattordici secoli quelli che ci separano da questo episodio storico, gli insegnamenti della Hijra rimangono vivi, attuali e adatti anche alla nostra epoca.
Oltre al senso di emigrazione geografica dalla Mecca a Medina, la parola “Hijra” (solitamente tradotta con “emigrazione, esodo”) ha una ricca semantica che solo una lettura approfondita ci può informare circa le sue portate spirituali, storico-politiche e culturali.
L’emigrazione in quanto mezzo pacifico per sfuggire all’oppressione e vivere la propria fede in un contesto più accogliente, è stata adottata da molti profeti che il Corano ci ha narrato le loro storie, come è il caso dei Profeti Noè, Abramo, Giona o Mosè, su tutti loro la pace divina.
Una percezione completamente diversa della Hijra è quella di emigrare con il proprio cuore verso Dio. Abramo, pace su di lui, lasciando il suo popolo ha pronunciato queste parole: “Io emigro verso il mio Signore, Egli è l’Onnipotente, il Saggio.” Il viaggio assume una dimensione spirituale trascendente. Il nostro Profeta, pace su di lui, definisce in un hadith il migrante (al Muhajir) come colui che abbandona ciò che Dio ha proibito.
Al-Hijra in questo senso non è un evento storico passato ed esaurito, essa è soprattutto un’azione spirituale, morale e sociale, non legata al tempo o allo spazio. Se al-Hijra può essersi esaurita come evento storico essa è viva come valore e virtù nella Comunità.
Una nobile tradizione del Profeta conferma la sopravvivenza del valore della hijra ad ogni epoca: “La hijra, dice il Profeta, non si interromperà, finché rimarrà aperta la porta della tawba (il pentimento), e questa non si chiuderà fino a che il sole non sorgerà da Occidente (ovvero il Giorno Ultimo).”
L’Altissimo lodando coloro che emigrarono con il profeta (al-Muhajirun, gli emigranti) e coloro che li hanno accolti (al-Ansar, gli ausiliari) dice: “A coloro che precedettero tra i muhajirun e gli ansar e a coloro che li hanno seguiti con eccellenza è accordato il compiacimento di Dio e loro ne sono soddisfatti…” Questo verso ci informa che il merito accordato ai primi Muhajirin e Ansar, è accordato anche a coloro che li seguono con eccellenza (ihssan) e fede.
Nel Corano, troviamo più volte l’invito ad abbandonare i beni della vita terrena, a vincere l’ostacolo del proprio ego; è questo il senso fondamentale della Hijra: il pentimento, il ritorno a Dio con il cuore e la mente, emigrare a Dio con il proprio cuore. Al-Hijra è il continuo avvicinamento a Dio Altissimo, attraverso un cambiamento interiore, una purificazione assidua e costante del proprio cuore da ogni cattivo attributo: dall’invidia, dall’arroganza, dall’ipocrisia, dal rancore, dalla falsità, ecc…
Questo tipo di Hijra simbolica richiede una volontà pari a quella della migrazione geografica per sfuggire alle persecuzioni.