La scienza religiosa e il cammino spirituale
«Signore! Invia loro un Profeta, da loro stessi, che reciti loro i Tuoi segni, insegni loro la Scrittura e la saggezza, e li purifichi. Tu sei, in verità, Il Perdonatore, il Saggio!» [1]
La scienza (religiosa), apprezzata e raccomandata nell’Islam, non consiste nell’accumulo frenetico e superficiale di ogni apparente conoscenza, bensì nell’acquisizione delle qualità che abbelliscono l’essere, che ci consentono di superare, in modo progressivo e costante, le catene e i vincoli che ci assoggettano all’ego, le qualità che ci liberano dalla prigionia delle false passioni e illusioni di questa vita terrena. Essa non è tale se non s’incarna in un modo d’essere, diventando uno stimolo che spinge a migliorarsi moralmente e spiritualmente, e a entrare in comunione con il mondo della Vita ultima. A questo proposito l’Imam As-Sahfi’i disse: «Mi sono lamentato con Waki’ (il suo maestro) della scarsa qualità del mio apprendimento, egli mi ha consigliato di abbandonare i peccati. E mi ha detto: Sappi che la scienza è una luce, e la luce di Dio non è data ai peccatori.» Apprendiamo, da questo illustre Sapiente musulmano, che la scienza è una luce di Dio che abita il cuore del fedele e si manifesta in un corrispondente modo di essere.
La scienza dovrebbe essere un mezzo al servizio di un progetto educativo di riforma di sé, di purificazione (tazkiya) e di perfezionamento morale e spirituale. Essa dovrebbe servirmi da stimolo nel mio cammino spirituale; da strumento che mi permette di agire su me stesso e facilita il processo della mia purificazione spirituale, rafforzando il mio desiderio di cammino verso Dio e il mio impegno personale a riformarmi.
La scienza (al-‘ilm) e l’educazione (at-tarbiya) insieme al jihad (lo sforzo partecipativo per Dio) devono camminare di concerto come è nel modello e nell’eredità del Profeta, pace e benedizioni su di lui, e dei suoi compagni.
La scienza deve, anzitutto, dare ai fedeli i mezzi e i parametri di riferimento necessari per vedere chiaro in loro stessi, a differenza della pseudo-sapienza che rende il fedele attento ai difetti reali o fittizi degli altri e distratto, o anche cieco, quando si tratta dei propri; essa dovrebbe permettere al credente di avanzare, con un passo sicuro e determinato, nella via del suo perfezionamento morale e spirituale. Tale esigenza è in linea con lo spirito dell’Islam, il quale insegna che: «Certo, Dio non guarda alle vostre apparenze né ai vostri corpi, ma guarda ai vostri cuori e alle vostre azioni.» [2]
Il giorno del giudizio ultimo non saranno tenute in conto le nostre vaste conoscenze, bensì le nostre virtù del cuore e le nostre verità spirituali profonde, tutto il resto sarà insignificante agli occhi di Dio ivi comprese la massa di informazioni che allestiscono intelletti e le false assunzioni di coloro che si credono “sapienti”. La sola cosa che conterà presso Dio, il Saggio, l’Onnisciente, è ciò che avremo fatto di questo sapere, e l’intenzione in cui si iscriveva la sua ricerca. Dio ci dice nel sublime Corano: «…Che voi nascondiate ciò che è nei vostri petti o lo mostriate, Dio, di certo, lo conosce.» [3]
Il Profeta, pace e benedizione su di lui, ci metteva in guardia, inoltre, dalla scienza che produce nel suo apprenditore soltanto orgoglio, arroganza e un tono accusatorio e dispregiativo, dalla scienza che allontana il servitore dal suo Signore e lo vela da Lui. Egli era solito invocare Dio con queste parole: «Mi rifugio in Dio dalla scienza inutile, dal cuore che non trema (per timore di Dio), dall’ego insaziabile e dalla preghiera che non viene ascoltata» [4]. Commentando questo hadith l’imam Abdessalam Yassine scrive: «La scienza che rafforza in noi le tendenze egoistiche e ci allontana da Dio è una scienza inutile.» [5].
Esiste quindi un certo rapporto malsano alla scienza che la allontana dalla sua vocazione spirituale e dalla sua missione educativa e purificante originaria, trasformandola in una cosa dannosa, in una specie di veleno.
Quando la scienza non è permeata dalla preoccupazione di educare il proprio ego, non è accompagnata da un lavoro spirituale ed educativo su di sé, diventa senza alcuna utilità per il suo portatore, peggio, diventa dannosa e pericolosa quando non è corroborata da finalità che trascendono le inclinazioni dell’istinto sfrenato e la iscrivono in un percorso di purificazione spirituale, di perfezionamento reale di sé e di servizio verso gli altri.
Il credente deve domandarsi continuamente: se avessi tutta la conoscenza del mondo, senza avere però il timore di Dio, la tenerezza del cuore e la nobiltà del carattere, a cosa mi servirà questa conoscenza davanti a Dio Altissimo, il Quale mi giudicherà sulle mie opere e sullo stato del mio cuore?
L’Altissimo ci ricorda, attraverso l’invocazione del Suo Profeta Abramo, pace su di lui, quello che sarà veramente utile e decisivo per il destino dell’uomo il Giorno ultimo: «E non mi coprire d’ignominia il giorno in cui saranno resuscitati. Il giorno in cui né ricchezza né progenie saranno noi utili. Tranne colui che viene a Dio con cuore sano.» [6]
Ascoltando questa preghiera di quest’uomo di Dio, padre dei Profeti e intimo di Dio, ci rendiamo conto che la vera scienza va di pari passo con l’umiltà, il raccoglimento del cuore, il timore reverenziale e l’amore profondo di Dio.
Scritto da Abderrahmane Oumachar
- [1] Corano: 2/129
- [2] Hadith autentico riportato da Muslim
- [3] Corano: 22/46
- [4] Narrato da Zayd ibn Arqam e riportato da Muslim.
- [5] Abdessalam Yassine; la révolution à l’heure de l’islam, p. 214.
- [6] Corano: 26/87-89