Il Profeta Muhammad ﷺ e i grandi problemi del nostro tempo
In occasione dell’anniversario della nascita del Profeta Muhammad ﷺ, colui che Dio ha inviato come misericordia per il Creato e sigillo dei Suoi Profeti e dei Messaggeri all’umanità, vorremo in questo breve articolo provare a dedurre gli insegnamenti e le lezioni che la sua esemplare vita ci offre per affrontare i grandi problemi del nostro tempo. Per ragioni di spazio concentreremo la nostra attenzione soltanto su tre problemi che affliggono l’umanità oggi.
Iddio nel Corano ci esorta a prendere a modello nella nostra vita il Messaggero di Dio: “Avete nel Messaggero di Dio un bell’esempio, per chi desidera Dio e l’ultimo Giorno e ricorda Dio frequentemente.” ciò poiché il Profeta ﷺ, come lo descrisse sua moglie ‘Aisha, era l’incarnazione pratica della Rivelazione coranica che ha ricevuto. Rievocheremo infatti alcuni episodi concreti nella vita dell’Inviato di Dio, che ci illustrano in maniera chiara come i valori e i principi espressi nella Rivelazione siano state trasformati in una pratica concreta nella vita di una comunità umana. Nonostante la distanza temporale che ci separa dal Messaggero il suo modello resta ancora vivo, attuale e prezioso per noi e le nostre società moderne e post-moderne.
L’iniquità sociale
L’insegnamento islamico in generale riguardo a questo tema è assai ricco, è sufficiente dire che uno dei valori più importanti che l’islam pone alla base della società umana è il valore della giustizia e dell’equità: “Invero Iddio ordina la giustizia e l’eccellenza.” L’islam ha posto la zakat (l’imposta sociale) tra i cinque pilastri della sua pratica, a proposito della quale il Profeta ﷺ disse: “ Essa è un’imposta che viene prelevata dai ricchi della comunità e restituita ai suoi poveri.” Essa non viene considerata quindi alla stregua di un atto di carità volontario, il suo senso è più largo e più profondo della mera beneficenza, è invece un diritto predeterminato, come stabilisce il Corano. Il Profeta ﷺ paragonava la società a una sola famiglia, a un solo corpo le cui membra si sostengono gli uni con gli altri, e quando uno di essi soffre tutto il corpo ne risente. Egli ﷺ insegnava che è contrario alla fede e all’umanità che gli uni abbiano tutto ciò di cui hanno bisogno e anche di più, al punto da soffrire di indigestione, mentre altri, che si trovano di fianco a loro, soffrono la privazione e la fame. Disse infatti l’Inviato di Dio ﷺ una volta ai suoi compagni: “Lo giuro davanti a Dio che non è credente!” e ripetè tre volte questo giuramento, i compagni gli chiesero: “Chi, O Messaggero di Dio?”. Rispose: “Colui che dorme sazio mentre (sa che) il suo vicino soffre la fame”.
Infine ricordiamo questa tradizione in cui il Profeta ﷺ invita a trattare con equità e fratellanza la servitù, dicendo: “Coloro che Dio ha messo ai vostri servigi, sono vostri fratelli. Pertanto se qualcuno avesse un fratello alle sue dipendenze, lo faccia mangiare dal cibo che mangia, e vestire dagli abiti che veste, e non dategli mansioni superiori alle loro forze, altrimenti aiutateli.”
Il razzismo
Il Corano celebra la diversità umana e ne fa un segno della Maestà di Iddio l’Altissimo: “Tra i Suoi segni vi sono la creazione dei cieli e della terra e la diversità dei vostri colori e delle vostre lingue…” L’islam è una fede che si rivolge all’essere umano in quanto tale, prescindendo dalla sua origine etnica, linguistica, culturale. La prima comunità musulmana era infatti formata dagli arabi Abu Bakr e Omar, ma anche da Bilal l’abissino, Salman il persiano, Suhaib il bizantino, e tanti altri.
L’islam mira sopprimere ogni pretesa di superiorità sulla base dell’appartenenza etnica, nazionale e culturale, si narra che un giorno il compagno Abu Dharr disse al compagno Bilal in un alterco fra i due: “O figlio della negra!”, quando la voce giunse al Messaggero di Dio ﷺ si adirò molto con Abu Dharr e gli disse: “Invero tu sei una persona con ancora della jahiliya (la mentalità dell’ignoranza pre-islamica)”. Abu Dharr resosi conto della gravità della sua affermazione, per rimediare al suo errore mise il suo volto per terra e chiese a Bilal di calpestarlo.
Il Profeta ﷺ ha inoltre detto: “Mi è stato rivelato l’ordine di essere umili, in modo che nessuno si senta superiore ad un altro, o mostri arroganza nei confronti dell’altro, chi avesse nel suo cuore il peso di un atomo di arroganza non entrerà in Paradiso..”.
Il valore dell’uguaglianza umana e del ripudio di ogni forma di razzismo era talmente centrale nella missione del Profeta ﷺ, che in apertura del Discorso d’addio, che rappresenta il suo ultimo testamento, egli disse: “O uomini il vostro Signore è uno e il vostro padre è uno. Un arabo non è superiore a un non-arabo, né un non-arabo è superiore a un arabo; il bianco non è superiore al nero, né il nero è superiore al bianco; se non per la sua pietà.”
La crisi ecologica
La terra nell’Islam è una creazione di Iddio l’Altissimo e anche una amana (una responsabilità, un deposito) affidata all’essere umano, per conservarla e farla prosperare, ciò è parte della sua prova in questa vita terrena. Il Profeta dell’Islam ﷺ era un modello anche in questo, egli stabiliva un rapporto di affetto con tutti gli esseri viventi e gli elementi della natura: con la sua cammella, alla quale ha dato il nome di “Al-qaswa’”; con il monte Uhud nei pressi di Medina, scorgendolo da lontano un giorno disse: “Uhud è un monte che ci ama e che noi amiamo”. Nella biografia del Messaggero di Dio ﷺ vari aneddoti raccontano i suoi dialoghi con gli animali e le piante, tra questi la vicenda del tronco che sorgeva nella sua moschea e che egli utilizzava come sostegno per parlare alla comunità, quando gli fu costruito un minbar (pulpito) di legno, i compagni raccontano di aver udito il tronco gemere per la lontananza del Profeta ﷺ, allora egli scese dal pulpito e andò verso il tronco abbracciandolo finché non si quietò.
Il Profeta ﷺ non ha smesso di ricordare ai suoi Compagni l’importanza dei segni della Creazione e del loro assoluto rispetto. Un giorno, avvicinandosi a uno dei suoi Compagni, di nome Sa’d ibn Abi Waqqas, mentre faceva le sue abluzioni rituali, il Profeta gli chiese: “Cos’è questo spreco, Sa’d?”. “C’è spreco anche nelle abluzioni?” chiese lui. E il Profeta rispose: “Sì, anche con l’acqua corrente di un fiume.” Il Profeta insegnava a Sa’d e a tutti noi di non considerare mai l’acqua, né alcun altro elemento della Creazione, come un semplice “mezzo” della loro edificazione spirituale: al contrario, il rispetto e la misura nel loro utilizzo costituivano già, in sé, un esercizio e un’elevazione spirituale, una “finalità” nella loro ricerca del Creatore. Non si tratta qui di un’ecologia nata dal pentimento delle catastrofi generate dalle azioni degli uomini, ma di una sorta di “ecologia a monte”, che fonda i rapporti dell’uomo con la Natura sulla contemplazione e sul rispetto.