Prefazione di Ahmed Rahmani al libro “Islam e Modernità”
Pubblichiamo qui la prefazione all’edizione italiana del libro dell’Imam Abdessalam Yassine “Islam e Modernità, per una comprensione reciproca” di Ahmed Rahmani, direttore del centro di studi sulla modernità a Parigi.
Lo scopo di questo libro non è né un proselitismo sfacciato né una feroce anti-modernità come potrebbero pensare alcuni seguaci delle idee preconcette. Si tratta di un approccio notevolmente innovativo e costruttivo sulla questione della modernità. Un’originalità che si manifesta sia nella forma che nella sostanza.
A livello della forma, il dibattito sulla modernità si fonda soprattutto sull’idea – sostenuta soprattutto dai seguaci del progressismo – che c’è un senso lineare della storia, un’idea che permette di tacciare qualsiasi critica alla modernità di lotta retrograda o di atto reazionario, nel senso peggiorativo del termine. Bisogna dire che, dall’altra parte, quest’idea è dietro ai rigetti, a volte irrazionali, che rifiutano qualsiasi progresso. Si tratta fondamentalmente di un faccia a faccia esacerbato che, purtroppo, ha sfociato certe volte nel corso della storia in lotte violente. L’autore si smarca subito da questa postura: “Porre la questione dell’Islam, non più in termini di rottura tra gli uomini, non più in termini di ostilità assoluta verso l’Occidente o scontro di civiltà, ma considerandola come una mano amica per l’uomo, amorevole dell’uomo, portatrici del Messaggio di senso e di giustizia per l’uomo.”. Per lui l’umanità non può sopportare simili conflitti, mentre la sua nave rischia di affondare.
Sul piano di fondo si scopre che il libro è un progetto grandioso. Un progetto che consiste nel lavorare in direzione di un cambiamento radicale nell’attuale condizione umana. L’umanità è a un punto di svolta della storia dove è imperativo cambiare rotta perché – senza alcun catastrofismo – essa è in pericolo esistenziale. L’uomo, questo “essere gettato” nelle parole di Heidegger, è il perdente di una storia che va dalla tragedia antica, con le sue divinità capricciose, soggette loro stesse all’autorità di un destino (Fatum), a volte geloso, che può punire gli uomini sia per la loro prosperità che per i loro crimini; fino all’epoca moderna che ha dichiarato, sin dall’inizio, l’uomo libero e padrone del mondo e che si conclude oggi spingendolo verso il baratro dell’insignificanza e esponendolo, senza alcuno scrupolo, ai pericoli del transumanesimo; passando per le religioni, tra cui quelle dei libri che – tranne brevi periodi – hanno perso la loro anima, diventando mere forme incolte di alienazione. L’uomo ha bisogno di trovare il suo status primo, al fine di uscire da questa lunga notte, per fare questo bisogna ricorrere ai principi che incarnano l’essenza umana e che possono essere così sintetizzate:
- L’uomo arriva in questo mondo in perfette condizioni, con una volontà, non gravata dal peccato originale o schiacciata da un fatum capriccioso.
- È un essere distinto ma limitato: un orgoglio energizzante, che lo aiuta a compiere la sua missione di popolamento della terra, compensato da un’umiltà difronte all’infinitamente grande che gli impedisce di cadere nell’arroganza.
- Quest’uomo riceve una chiamata o piuttosto un richiamo divino che troverà eco nel suo cuore, grazie a questa alchimia tra una chiamata e un eco positivo egli troverà la sua strada.
Sono questi i principi che insieme permettono all’Uomo di ritrovare la sua capacità prima di scegliere e costruire il suo agire in tutta libertà. Per l’autore, solo l’ultima parola rivelata: il Corano conserva questi principi salutari per l’Uomo, da qui il titolo originale del libro. Non si tratta quindi di imporre i precetti dell’Islam, perché questo è contrario allo spirito del Corano che ha dichiarato definitivamente la diversità del mondo, la scelta della fede rimane una questione strettamente personale e nessuna parte dell’umanità ha il diritto di imporre queste scelte al resto. “Islamizzare la modernità” significa, in primo luogo, fare appello a valori e principi che sono in grado di aiutare l’umanità a ritrovare il corso che gli permetterà di uscire da questa pericolosa deriva, l’autore riassume così tale obiettivo:
“Spero che l’attenzione sulla contingenza di questo mondo non velerà la mia prima preoccupazione: far ascoltare il messaggio coranico, messaggio di pace per un mondo violento, messaggio di senso per un mondo scombussolato, messaggio spirituale all’uomo moderno malato della propria modernità.”
Scopriamo così l’idea fondante di questo libro: il cambiamento è innanzitutto nell’Uomo che deve recuperare la sua interiorità ed entrare in sintonia con la fonte suscettibile di offrire delle risposte alle sue domande esistenziali. Liberi alla fine gli uomini di fare ciò che vogliono di queste risposte, senza dubbio le loro scelte non saranno identiche, tuttavia, una nuova umanità potrà nascere, un’umanità liberata da questo vagare nel non senso e nella violenza. Per via della sua grande spiritualità, l’autore non nasconde il suo desiderio che la lettura del suo libro risvegli la volontà di partire alla scoperta della via e della spiritualità musulmana, che porta direttamente all’Essere Supremo: “Illuminare la strada a una ricerca spirituale individuale-personale è la mia prima preoccupazione.”
Va detto, infine, che l’autore è ben consapevole del contesto in cui egli lancia il suo appello, e spiega il suo progetto: una ideologia dominante predatoria e violenta, un mondo musulmano in uno stato di avanzato degrado, disuguaglianze e ingiustizie affliggono tutte le società, un ambiente minacciato ecc.
Nel libro troviamo, accanto a queste parole e richiami indirizzati all’uomo, una critica e un’autocritica decostruttiva delle idee preconcette, il tutto in uno stile franco e mitigato. Questo libro rivela la grande ricchezza spirituale e intellettuale dell’autore. È da leggere e rileggere.