Principi per una partecipazione musulmana consapevole
Tariq Ramadan*
Ci proponiamo in questo articolo di esporre i principi che ispirano, motivano e guidano l’impegno e la partecipazione dei musulmani europei nella loro società, quattro principi che costituiscono il fondamento per un impegno consapevole e cosciente e che non conduca a rinunciare alla fede e smarrire gli ideali che ispirano l’identità spirituale dei musulmani a prescindere dal contesto nel quale vivono.
Ognuno di questi pilastri, anche se non hanno la stessa importanza, è necessario in sé e per gli altri: dicono chi siamo, le nostre aspirazioni e le nostre responsabilità. Prendiamoli in considerazione uno ad uno.
1. Una fede profonda da testimoniare
Essere musulmani vuol dire innanzitutto rispondere alla domanda essenziale e vitale per ogni persona: perché sono sulla terra, perché la vita?
L’islam è, innanzitutto, per le coscienze e i cuori una risposta ad una ricerca di senso nel bel mezzo delle società ricche e industrializzate. Se ne parla abbastanza poco eppure è questa l’essenza dell’islam, l’esperienza religiosa è un’iniziazione spirituale, una riconciliazione con il senso, una ricerca di liberazione dell’essere nel mondo globale dell’apparenza, dell’avere e del consumo eccessivi.
Essere musulmani vuole dire riconoscere il Creatore Altissimo, ed essere in Sua continua presenza, servirLo e cercare di avvicinarsi a Lui, intimamente, spiritualmente, con tutta l’energia del cuore.
Nei nostri dibattiti sarebbe bene non trascurare mai questa dimensione religiosa, spirituale e filosofica essenziale della nostra fede. Vivere e contribuire in una società non a maggioranza musulmana non può mai essere a scapito della nostra fede. Non potremo mai essere “dei musulmani e delle musulmane senza Islam“, l’Islam non è una parola che si dice, ma una fede che vive, si nutre, aumenta e talvolta diminuisce, e richiede una coscienza, una protezione, un’educazione, una pratica e una comunità spirituale per conservarsi e aumentare.
La nostra fede è la Luce di cui tanto parliamo: essa illumina la nostra concezione del mondo, attraverso essa noi camminiamo, ed è essa che vogliamo trasmettere ai nostri concittadini, ed è di essa che siamo testimoni: Vi è un Dio Unico, bisogna esserGli fedeli, secondo le nostre capacità, ma ogni giorno di più … noi stessi, le nostre famiglie e tutti coloro che amiamo.
2. Un’etica da osservare
Lo scrittore russo Dostoevskij scrisse: “Se Dio non esiste, tutto è permesso“. Tuttavia Dio esiste, e non tutto è permesso, appunto. Il messaggio dell’islam, in questo senso, è molto chiaro: Per l’uomo pensare Dio, è pensare alla sua personale responsabilità di fronte ad Esso. Tutto non è permesso per ottenere il denaro, il piacere o il potere: essere con Dio, è essere fedele fino in fondo a dei valori, è promuovere e difendere questi valori ovunque, in ogni circostanza, è conoscere la portata spirituale di ogni nostra azione, è valutare il senso dei mezzi che utilizziamo per raggiungere i fini, nell’islam i fini non legittimano mai i mezzi.
L’etica della responsabilità nell’Islam dice che vi è “un bene” e che vi è “un male” e che l’uomo è invitato a fare una libera scelta fra queste due opzioni assumendosi la responsabilità della propria scelta sia nella vita terrena che nell’Altra vita. Il musulmano dovrebbe quindi far fronte alle sue debolezze umane, come alle sue tentazioni, e rispettare una certa etica e morale anche in un mondo che si scandalizza appena si fa la semplice menzione della morale e dei principi etici o del “buon costume”. L’Islam conferma, in questo senso, l’intuizione estetica del poeta francese Baudelaire il quale disse: “Il più grande inganno del diavolo è quello di farci credere che non esiste“. Dobbiamo quindi mantenere alta la guardia, sempre.
3. Un partecipazione esigente
Qui e altrove noi musulmani non possiamo essere dei semplici spettatori. Ovunque ci troviamo dobbiamo essere degli attori; dalla nostra fede siamo invitati a “promuovere il bene e resistere all’ingiustizia e al male”.
Il completamento della nostra fede consiste nel manifestarla attraverso un comportamento coerente, “Chi porta la fede e compie il bene”. Essere musulmano vuol dire agire in conformità agli insegnamenti dell’islam indipendentemente dall’ambiente in cui si vive e non esiste nulla nell’islam che ordini al musulmano di tenersi lontano dalla società per essere più vicini a Dio. Semmai il contrario, credere è spesso legato nel Corano al fatto di comportarsi bene e di fare il bene. Essere con Dio significa essere con gli altri essere umani, non solo con i musulmani, ma come ha detto il profeta con le “persone” ossia l’umanità intera: “Il migliore di voi presso Dio è il più utile per le Sue creature”.
Prima dell’azione (al’amal), tuttavia, nell’islam viene la conoscenza (al-’ilm), prima di agire bisogna innanzitutto conoscere, capire il contesto, valutare gli equilibri, stabilire delle priorità e misurare le difficoltà. A partire da qui si costruisce la nostra partecipazione nella vita sociale, economica, politica, accademica e culturale del nostro paese. In tutti i settori, la nostra presenza e il nostro contributo è richiesto nel quadro di una cittadinanza attiva, alla luce di una coscienza etica responsabile, nella nostra vita quotidiana: essere presenti con le donne e gli uomini di buona volontà, riformare il nostro presente, costruire il nostro futuro … “lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato”.
4. Una giustizia da difendere
Nel nobile Corano è detto: “Dio ordina la giustizia e Al-Ihssan (l’eccellenza, la benevolenza,.. )”. Se si dovesse definire l’Islam nella sua essenza e in poche parole, si dovrebbe dire: Ri-conoscere l’Unico e instaurare la giustizia. La nostra fede, la nostra etica, la nostra partecipazione e il nostro contributo hanno questo significato ultimo: ovunque voi siate e con chiunque voi abbiate a che fare, siate giusti. Dio l’Altissimo dice: “O voi che portate la fede, siate testimoni sinceri davanti a Dio secondo giustizia. Non vi spinga all’ingiustizia l’odio di un certo popolo. Siate giusti: la giustizia è consona alla devozione.” e Il Profeta dell’Islam, su di lui la pace e la benedizione di Dio, ci mette in guardia dicendo: “Abbiate paura dell’invocazione di coloro che sono trattati ingiustamente, anche se si tratta di un non musulmano (kâfir) in quanto non ci sono tra questa invocazione e Dio dei veli”.
Tutta l’azione sociale dell’islam è ispirata a questo valore fondamentale. Noi musulmani dovremmo essere sempre i primi alleati di coloro che lottano per il giusto rispetto dei bambini, delle donne, degli anziani e di tutti i popoli, chiunque essi siano. Dobbiamo essere i primi a chiedere il giusto rispetto per il creato, per gli animali, per le piante e per la natura in generale; dobbiamo essere i primi a chiedere una maggiore giustizia sociale e una redistribuzione della ricchezza secondo criteri di equità a livello interno e internazionale; dobbiamo avere sempre il coraggio di denunciare quello che deve essere denunciato e di sostenere ciò che deve essere sostenuto; siamo invitati come musulmani a partecipare alle giuste iniziative, qualunque sia il loro promotore, vedi l’esempio del patto di generosità “hilf al-fudul” che il Profeta, su di lui la pace e la benedizione divina, aveva annunciato la sua disponibilità a sottoscrivere se fosse stato riproposto anche se i suoi promotori non erano dei musulmani, ma profondamente musulmano in quanto era ispirato a valori di giustizia.
*Testo tradotto dal francese, sintetizzato e riadattato dalla redazione