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Riflessioni sull’ignobile attentato di Parigi

Redazione

Di fronte all’orrore e alla tragedia a cui l’Europa ha assistito la mattina del 7 gennaio a Parigi, non si può che esprimere la più netta, decisa e totale condanna a questo attentato alla vita umana, alla libertà di stampa, al vivere comune nelle nostre società e alla nostra umanità.

L’insegnamento del Profeta dell’islam, pace su di lui, che i disumani criminali senza vergogna dissero di vendicare con questo loro ignobile atto, è il primo a essere insultato e disonorato dalle loro folli e inqualificabili gesta.

Il Profeta, pace su di lui, insegnò ai suoi compagni che: “Non è un vero credente colui che non ama per il proprio prossimo ciò che ama per se stesso.” E che “Chiunque creda in Dio e nel giorno Ultimo onori il proprio vicino.” Egli non reagì mai con aggressività alle violenze e alle offese che riceveva, anzi ricambiava l’offesa ricevuta con la carità, il sorriso e l’invocazione.

Quando gli abitanti della cittadina di Taef in cui lui si recò per annunciare il suo messaggio aizzarono contro di lui la folla che lo aggredì in malo modo, egli rifiutò di maledirli o di invocare per la loro distruzione, pregò invece che Dio guidi i loro cuori e faccia uscire da loro della gente di fede.

E quando il Profeta seppe che il suo vicino non musulmano che lasciava ogni sera la propria spazzatura di fronte all’ingresso della casa del profeta, si era ammalato egli andò a fargli visita e a informarsi sulle sue condizioni. Quando morì Abdallah Ibn Saloul, il capo degli ipocriti di Medina, che tanto aveva offeso e disonorato il Profeta arrivando a sparlare dell’onore di sua moglie, ebbene quando costui morì il Profeta guidò la preghiera funebre, invocò Dio a suo favore e lo coprì con il suo mantello personale.

I Quraishiti, la tribù della Mecca, che avevano tanto umiliato, affamato, esiliato e infine radunato un enorme esercito per uccidere il Profeta, pace su di lui e sterminare la sua comunità, furono da lui graziati una volta che egli tornò vincitore a Mecca, disse loro: “Andate, voi siete i liberi.

Questo è il Messaggero di Dio, pace su di lui, e questi sono alcuni dei suoi innumerevoli insegnamenti che suggeriscono a tutti i musulmani l’indulgenza, la tolleranza e il rispetto dell’altro, chiunque esso sia.

In questi giorni i musulmani di tutto il mondo celebrano il ricordo della sua nascita, riportano alla memoria le diverse fasi della sua vita e rievocano i suoi nobili insegnamenti, i Giovani di PSM stanno organizzando dei banchetti informativi in una decina di piazze italiane, per presentare la figura e gli insegnamenti del Messaggero della Misericordia. Dio nel sublime Corano annunciando la missione del suo Inviato agli uomini disse: “Non ti inviammo se non come misericordia per il creato.” È imperativo quindi per tutti i musulmani, suoi seguaci, essere loro stessi, nelle loro persone e nelle loro azioni, una misericordia per i loro vicini, per i loro colleghi, per i loro amici e i loro nemici come lo era il loro modello Muhammad, pace e benedizione su di lui.

In questi dolorosi momenti è importante affermare inoltre la piena condanna a ogni attentato alla libertà di espressione e di stampa, che sono delle conquiste democratiche importanti nelle nostre società, che non possiamo accettare vengano intaccate in alcun modo, nessuno si deve arrogare il diritto, al di fuori della legge, di stabilire dei limiti a queste libertà.

L’invito che facciamo a tutta la cittadinanza e alle forze vive della società civile, ai partiti politici e alle istituzioni pubbliche è di fare di questo momento doloroso e drammatico un’occasione per mettere insieme le forze e le energie di tutti e accelerare il processo di costruzione di una società coesa, plurale, fiera delle sue diversità, aperta all’altro, che sappia mettere a frutto tutte le ricchezze culturali, spirituali e materiali a disposizione. Una società che rinneghi e lotti con tutte le sue forze contro ogni forma di violenza, di fanatismo, di razzismo o d’islamofobia.

Un appello infine lo rivolgiamo a tutte le comunità religiose italiane, ai cristiani, ai musulmani, agli ebrei e a tutti i religiosi, di unire le nostre forze e le nostre ricchezze spirituali per isolare chiunque cerchi di strumentalizzare i nostri riferimenti spirituali, e le nostre religioni per fomentare l’odio, il fanatismo e il rifiuto dell’altro, le nostre religioni sono degli strumenti di pace e non di violenza, dei messaggi di misericordia non di terrore.

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