Tariq Ramadan: per una giustizia imparziale ed egualitaria
Pubblichiamo e sottoscriviamo in PSM il seguente appello firmato da diverse personalità mondiali per garantire i principi di giusto ed equo processo al prof. Tariq Ramadan, sottoposto ad una detenzione preventiva, confermata il 22 febbraio, e ad un regime di isolamento nonostante le sue allarmanti condizioni di salute.
Dal 2 febbraio 2018, Tariq Ramadan è detenuto nella sezione alta sicurezza del carcere di Fleury-Mérogis (Essonne – Francia) e messo in isolamento. Il 15 febbraio, il suo stato di salute è peggiorato notevolmente a causa della mancanza di cure mediche – egli è affetto da sclerosi multipla associata a una seconda malattia non identificata -, Tariq Ramadan si è recato in ambulanza al tribunale per sapere se la corte d’appello lo manteneva o meno in detenzione.
A sostegno della sua richiesta di rilascio, gli avvocati Yassine Bouzrou e Julie Granier hanno consegnato al giudice una lettera ufficiale del medico del carcere che attestava che le condizioni di Tariq Ramadan non sono compatibili con la sua detenzione. Gli avvocati hanno anche proposto diverse garanzie che prevengono completamente il rischio di fuga del loro cliente, che è ciò motiva la sua detenzione: consegna del suo passaporto svizzero (non ne possiede altri), firma giornaliera presso la stazione di polizia, divieto di lasciare il paese, pagamento di una cauzione di 50.000 euro.
Nonostante tutto questo, il giudice ha deciso di rinviare la sua decisione e ha chiesto una nuova perizia medica, rinviando Tariq Ramadan in cella quando invece dispositivi meno rischiosi per la sua salute erano possibili: l’uso di un braccialetto elettronico o i domiciliari
Tale severità di trattamento, in particolare a fronte di evidenti irregolarità nel procedimento giudiziario (perdita di un elemento importante fornito dalla difesa), legittima le preoccupazioni e le domande sulla natura “particolare” che rivesto ormai questo caso.
Condannato ancor prima dell’inizio delle indagini giudiziarie in molti media e da personalità in guerra contro le sue posizioni religiose e politiche, Tariq Ramadan vede, a partire da questo autunno, il suo diritto alla presunzione di innocenza ampiamente calpestato. Inoltre, viene oggi messo in isolamento, senza alcuna visita o telefonata dalla famiglia, quando altre persone, bersagli di simili accuse, presunte o riconosciute, non sono messe in prigione.
Di fronte a questa severità e a questa disuguaglianza di trattamento, quale sentimento viene alimentato nelle menti dei francesi se non quello, già ancorato, di una giustizia a geometria variabile? Quale causa a favore delle donne si spera di difendere mostrandosi completamente inflessibili verso alcuni e compiacenti verso altri?
Le recenti campagne sui social media mostrano fino a che punto la violenza sessuale contro le donne sia un fenomeno importante e serio che riguarda tutta la nostra società. E noi sosteniamo fermamente l’idea che lo stupro sia un crimine che deve essere punito in maniera severa. Questo è anche il motivo per cui dobbiamo stare attenti affinché questo movimento delle donne, che oggi ha un’adesione molto ampia, non venga strumentalizzato per scopi politici estranei alla causa delle donne.
Così, senza pronunciarci sull’innocenza o la colpevolezza di Ramadan, e nel pieno rispetto della parola delle denuncianti, noi difendiamo il diritto di Ramadan a un giusto processo, così come il suo immediato rilascio stante il suo allarmante stato di salute. Il rispetto dei diritti fondamentali di una persona, indipendentemente dalle sue origini, dalla sua religione e dalle sue opinioni politiche, è il fondamento su cui la nostra democrazia ha costruito i suoi principi egualitari.
Oggi è nostro dovere preoccuparci dell’eccezionale trattamento giudiziario riservato a Tariq Ramadan e lanciare l’allarme riguardo le motivazioni politiche che potrebbero contravvenire al corretto funzionamento della procedura giudiziaria e compromettere la verità, qualunque essa sia. È nell’interesse di noi tutte e tutti.
I firmatari:
Sihame Assebague, attivista anti-razzista
Karen Armstrong, autore e ricercatore di religioni comparate
Fanny Bauer Motti, Ph.D. in psicologia clinica
Jean Daniel Belfond, direttore Presses du Châtelet e Archipel
Judith Bernard, insegnante, regista, giornalista
Sheikh Boikari Fofana, Presidente del Consiglio superiore degli Imam in Costa d’Avorio
Houria Bouteldja, attivista politico franco-algerino
Jonathan AC Brown, professore alla Georgetown University
François Burgat, politologo
Massimo Campanini, storico della filosofia islamica (Italia)
Stéphanie Chevrier, direttore di Don Quichotte Editions
Ismahane Chouder, attivista femminista MTE
Philippe Christanval, ex calciatore professionista
Blondin Cissé, filosofa e docente (Senegal)
Sonia Dayan Herzbrun, sociologa e filosofa
Christine Delphy, sociologa, attivista femminista
Nathalie Dollé, giornalista
Nabil Ennasri, Ph.D. in scienze politiche
Farid Esack, scrittore, professore di studi islamici all’Università di Johannesburg
John Esposito, professore di affari internazionali e studi islamici alla Georgetown University, (Washington, DC)
Richard Falk, professore di diritto internazionale all’Università di Princeton
Mireille Fanon Mendès-Francia, ex esperto AN, consulente legale
Jacques Faty, calciatore professionista
François Gèze, editore
Alain Gresh, giornalista
Ramon Grosfoguel, professore universitario, Berkeley
Michelle Guerci, giornalista, femminista anti-razzista
Farid Hafez, Capo del Dipartimento di studi religiosi dell’Università di Johannesburg
Malika Hamidi, autrice e sociologa
Eric Hazan, editore
Moussa Ibn Yacoub, operatore umanitario
Rachid Id Yassine, sociologo
Ahmet Kavas, diplomatico
Salim Kerkar, calciatore professionista
Sho Konishi, professore di Storia moderna del Giappone, Università di Oxford
Stathis Kouvelakis, professore di teoria politica al King’s College (Londra)
Nathan Lean, ricercatore e scrittore all’Università di Oxford
Olivier Le Cour GrandMaison, universitario
Didier Lestrade, giornalista e scrittore
Gustave Massiah, economista
Ebrahim Moosa, professore di studi islamici all’Università di Notre Dame (Indiana)
Marwan Muhammad, autore e statistico
Kalypso Nicolaidis, professore di relazioni internazionali, Università di Oxford
Mame Penda Ba, professore di scienze politiche alla Gaston Berger University, Saint-Louis (Senegal)
Marie Lorraine Pradelles, psicoanalista
Geneviève Rail, attivista femminista, professore alla Concordia University (Canada)
Nadine Rosa Rosso, insegnante e attivista
Catherine Samary, economista
Felwine Sarr, scrittore, economista
Simon Saunders, professore di filosofia, Università di Oxford
Joan W. Scott, professore emerito, Institute for Advanced Study (Princeton NJ)
Abdourahmane Seck, antropologo e storico
Michèle Sibony, attivista anti-razzista
Aminata Traoré, ex Ministro della Cultura in Mali, attivista anti-globalizzazione
Françoise Vergès, politiloga e attivista femminista anti-razzista
Dominique Ziegler, autore, regista
Fonte: LES INVITÉS DE MEDIAPART